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Spettacolo,  Musica

SANREMO 2017: UN FESTIVAL ZOMBIE

E’ triste constatare come sia finito in basso il livello del Festival di Sanremo, ormai a tutti gli effetti un horror ‘Italian Gothic’ a cadenza annuale. Il resoconto delle prime due serate

Nel romanzo ‘Ritornello al futuro lo scrittore e performer Gianni Miraglia s’immagina una risurrezione in massa di morti viventi, tra i quali un manipolo di grandi cantanti del passato come Ian Curtis, Sid Vicious, Johnny Thunders, capitanati dal risorto Luigi Tenco, che costituisce con loro una punk band di soli zombie allo scopo di conquistare l’Ariston, gettare il Festival di Sanremo nel panico e, a colpi di morsi, prendersi la propria vendetta personale nello stesso luogo in cui morì, nel 1967. Quanto sarebbe stato bello, e significativo per un Italia che evidentemente ha bisogno di vere scosse, in primis culturali, se Tenco fosse apparso veramente l’altro ieri sera, traumatizzando il Festival direttamente all’incipit, proprio nel momento dell’omaggio a lui dedicato da un Tiziano Ferro “visibilmente emozionato”, come assicurano i giornalistiChe meraviglia se avesse preso per mano il cantante di ‘Rosso relativo’ e lo avesse accompagnato con un deciso gesto dietro gli spalti, pronunciandogli magari alle orecchie un ‘ciao amore ciao’ seguito da un invito a fare a botte nel grande ring del lungomare ligure.

Purtroppo niente Tenco: ciononostante il Festival, quest’anno come non mai, ha dimostrato di saper far risorgere efficacemente i morti dai loro loculi: nella fattispecie conduttori, cantanti, pubblico pagante. Durante la prima serata di martedì, quando è arrivato il momento del primo ospite, abbiamo visto sulla scena Ricky Martin cantare apaticamente un medley dei suoi brani più famosi e in risposta il pubblico, apparentemente mosso da riflessi galvanici, ha iniziato ad alzarsi, brandire smartphone, pencolare, come guidato da primitivi algoritmi cognitivi: “E’-Ricky-Martin? Se-lui-agita-suo Bon-Bon anche-io-ballare!”.
E Maria De Filippi? Nessun dubbio, molto brava, sopratutto rispetto al collega Conti,  un ‘simpatico’ di mestiere: molto brava e assolutamente perfetta per dirigere un Festival di Sanremo-Zombie: lei così impassibile, irrigidita in uno stato di rigor mortis perenne, probabilmente acquisito nel momento dello scambio d’anelli con Maurizio Costanzo, nell’ormai lontano 1995. Ecco uno scatto del grande giorno, una foto perfetta come rappresentazione dell'”Italian Gothic”:

Ciò che rende peggiore questo Sanremo rispetto alle già scadenti edizioni degli anni precedenti è l’ormai percepibile senso di abdicazione degli autori e partecipanti: tutti sanno di potersi sbracare senza correre rischi, sbadigliare in diretta,  fare battute stupide, liberamente, come se fossimo in un’era 1.0 del mondo dello spettacolo, un’era DC, che non significa dopo Cristo, che deve ancora venire a salvarci, e lo farà forse proprio in forma zombesca. E poi c’è ormai l’acquisita consapevolezza che Sanremo ha rinunciato alla musica e a quell’altra cosa che lo rendeva unico: la dignitosa linearità, trasfigurandosi in un’altra forma, quella di uno smemorato che chiama i parenti con un altro nome, un pazzo che ripete tic senza senso, che sbraita senza ragione e ride a comando.

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