Mame Moda Virginia Woolf, la scrittrice amata dalla moda. Virginia Woolf
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Virginia Woolf, la scrittrice amata dalla moda

Virginia Woolf, dalla letteratura alla moda

25 gennaio 1882. Vede la luce Adeline Virginia Stephen, nome di battesimo di Virginia Woolf.

Suo padre, sir Leslie Stephen è un alpinista nonché storico e autore mentre la madre, nata in India, lavora come infermiera ma si presta come modella per i pre-raffaelliti.

Virginia trascorre la sua adolescenza condividendo il tetto, al numero 22 di Hyde Park Gate, a Kensington, con sette fratelli: tre di sangue e quattro fratellastri avuti da precedenti relazione dei genitori.

Fino al 1895 la giovane Woolf trascorre le sue estati a St. Ives, località balneare a sud-ovest dell’Inghilterra.

Tolland House, dimora che si affaccia sulla spettacolare Portminster bay con vista del faro di Godvrey, ha ispirato la sua scrittura.

L’infanzia Virginia Woolf non è certamente felice.

Mame Moda Virginia Woolf, la scrittrice amata dalla moda. Woolf su Vogue Novembre 1924
Virginia Woolf in posa per Vogue Novembre 1924

La scrittrice in erba, che inizia a scrivere documentando aneddoti umoristici sulla sua famiglia, precipita nel limbo della disperazione quando subisce abusi sessuali perpetuati dai fratellastri George e Gerard Duckworth. Questi terribili eventi furono riportati nei suoi saggi “A Sketch of the Past” e “22 Hyde park gate“.

All’età di tredici anni, nel 1895, perde la madre per un’improvvisa febbre reumatica. L’evento segna profondamente la sua stabilità mentale già turbata dalle violenze subite.

Decisa a non soccombere, però, continua a studiare tedesco, greco e latino presso il dipartimento femminile del King’s College di Londra.

Nel 1904 la scrittrice inglese perde anche l’amato padre a causa di un tumore allo stomaco che non gli lascia scampo. L’episodio va ad incidere profondamente sulla sua vita che, da quel giorno in poi, procede tra moti emotivi tempestosi.

Nel 1905 scrive come contributor per “Times Literary Supplement” e nello stesso anno perde il fratello Thoby a causa di una febbre tifoide contratta in Grecia durante una vacanza di famiglia.

“Nei dintorni di ogni agonia siede un tizio che osserva e indica

Il decennio funesto, con cicatrici che non si sarebbero mai rimarginate, culmina con l’incontro di alcuni membri del Bloomsbury Group: una cerchia di intellettuali e artisti tra cui figura anche Leonard Woolf, il saggista che sposa il 10 agosto del 1912.

La sua prima opera, datata 1915 nasce dopo nove anni di aborti stilistici con bozze strappate e ripensamenti.

The voyage out” segna il suo autentico debutto letterario. Nel 1917, inoltre, fonda assieme al marito la Hogart House: la casa editrice che pubblica non solo i loro scritti ma anche le opere di Sigmund Freud, TS Elliot e Katharine Mansfield.

Successivamente pubblica “Night and Day” (1919) e “Jacob’s Room” (1922), romanzo che segna l’evoluzione stilistica di Virginia Woolf su base modernista.

Nello stesso anno, la scrittrice inglese incontra la poetessa Vita Sackville-West. Una semplice amicizia si tramuta in un’intensa e tormentata storia d’amore extra coniugale che mette, ancora una volta, a dura prova la stabilità psicologica di Woolf, costretta a contrastare le maldicenze della società dimostratasi bigotta di fronte alla loro dichiarazione d’amore.

“Mi manchi più di quanto potessi immaginare anche se mi ero preparata a sentire molto la tua mancanza. Ecco perché questa lettera è una sofferenza continua. È incredibile come tu sia diventata essenziale per me.

Scrive Vita in una lettera tormentata alla sua amata.

La loro unione ispira il romanzo “Orlando” del 1928, lodato dalla critica per aver segnato un nuovo linguaggio nella tradizione letteraria inglese.

Virginia Woolf è definita la femminista inglese per eccellenza che ha combattuto, attraverso la sua effervescente intelligenza, il retaggio sociale che ha segnato i primi decenni del Novecento europeo.

Sebbene la sua vita professionale sia stata scandita da importanti successi, nutrita da una costante ricerca sia stilistica sia di fonti d’ispirazione, la scrittrice si ritrova a scontrarsi spesso con i fantasmi del passato che la portano sul margine del dirupo.

Seconda guerra mondiale. Virginia lavora al suo ultimo manoscritto “Between the Acts” (1941).

L’avanzata dell’esercito tedesco in terra britannica incute paura: c’è il rischio che Leonard Woolf, di origine ebraica, possa essere fatto prigioniero dalle truppe nemiche e condotto nei campi di concentramento. Se i tedeschi avessero conquistato terreno, i due si sarebbero suicidati pur di non cadere nelle loro grinfie.

Nel 1940 la loro dimora fu distrutta da un bombardamento. Incapace di reagire all’ennesimo affronto alla sua vita, si dirige verso un torrente in piena con dei sassi nelle tasche del suo soprabito andando incontro alla morte.

Il suo corpo fu ritrovato tre settimane dopo e le sue ceneri, per volere del marito sopravvissuto alla guerra, giacciono ora a Monk’s House.

Lo stile di Virginia Woolf.

Easy e naturale, Virginia era abile a mixare e contaminare stili opposti. Molte foto recuperate da diversi archivi la ritraggono con scarponi infangati abbinati a eleganti stole di seta. Era solita, inoltre, indossare stole di pelliccia a grembiali da giardinaggio o bluse in stile vittoriano abbinati a cardigan in lana oversize.

Nel numero di Vogue novembre 1924 Virginia viene ritratta con un abito in stile vittoriano appartenuto alla madre defunta.

La sua immagine era il disappunto della rigidità perbenista di una società volta ad assecondare l’onore a tutti i costi.

Libertà, freschezza, ribellione: il suo guardaroba propendeva a mascherare il suo inferno interiore. Le sigarette fumate alla luce del giorno, le chiacchierate con gli intellettuali, i suoi travestimenti da uomo per uscire libera anche di notte.

Sono gli abiti a portare noi e non noi a portare gli abiti; possiamo far sì che modellino bene un braccio o un seno, ma essi ci modellano a piacer loro il cuore, il cervello e la lingua

Amava indossare il grigio tortora e la lavanda, sfumature che si prestavano a sottolineare la purezza delle linee che prediligeva indossare.

Magda Garland, fashion editor di Vogue, ha dichiarato che al suo primo incontro con l’autrice, lei indossava come copricapo “quello che potrebbe essere descritto come un bidone della spazzatura rovesciato“.

Di quel giorno Virginia riferì del suo rapporto di amore/odio con i vestiti perché nessuno le vestiva  aggraziando le sue forme minute.

Ma lei era affezionata ad un solo ed unico abito, con fiori rossi e viola su fondo nero, così come ricorda l’amico Sigmund Freud.

 

 

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