Atelier Beaumont, intervista a Paola Benedetta Cerruti. Ritratto della designer
Moda

ATELIER BEAUMONT, INTERVISTA A PAOLA BENEDETTA CERRUTI

Fatica, sogno, realtà: Atelier Beaumont di Paola Benedetta Cerruti, orgoglio Made in Italy

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un vero affaticamento del Made in Italy. L’incapacità dilagante di chi si mette dietro questa macchina produttiva, sconfina un bene come la moda nel mero protagonismo d’azione a scapito del cliente. Ma gli artigiani resistono e portano avanti, orgogliosamente, un progetto di vita. Come Paola Benedetta Cerruti, fondatrice di Atelier Beaumont.

Sartorialità imbastita da uno studio del corpo umano che determina una perfetta vestibilità del capo. E la vecchia scuola non delude mai.

Paola ha il dono dell’eleganza. Il suo Atelier Beaumont si fa portavoce di una sofisticata quanto realistica allure femminile, lontana dagli stereotipi moderni che ci propinano oggigiorno.

Per Cerruti l’abito diventa un dettaglio fondamentale, dedicato ad ogni donna e in tutte le sue variegate sfaccettature.

Paola e il suo Atelier Beaumont hanno aderito al progetto MAM-e Art Fashion per la promozione del fatto in Italia.

 

L’intervista.

 

Paola, i tuoi inizi nella moda.

Dopo uno stage da Ferrè a Milano e in un Atelier di abiti da Sposa in Piazza S.Carlo a Torino, sono approdata alla Maison Valentino a Roma nel quartier generale del Signor Garavani, nella splendida Piazza di Spagna. Qui ho maturato tutta la mia esperienza lavorativa e umana nel mondo dell’ Alta Moda.

 

Valentino Garavani, un uomo e un artista al quale devi parte della tua formazione. Cosa ti ha insegnato il suo laboratorio?

Ti premetto che c’erano ben tre laboratori: il pesante, il leggero e il medio, li avevo battezzati l’inferno, il purgatorio e i paradiso. Puoi immaginarti il perché e ho avuto la fortuna di sperimentarli tutti e tre e di vivere la presenza del Signor Valentino durante tutte le prove degli abiti e di ammirarne costantemente la genialità. Le sue meravigliose sarte mi hanno insegnato prima di tutto un mestiere, un’arte che ora non esiste quasi più: cucire tantissimo a mano e con le macchine a pedale, ore ed ore a stirare senza ferri a vapore o presse o tavole aspiranti, ma dosando l’umidità con “la pezzetta bagnata”, drappeggiare la stoffa direttamente sul manichino, mi hanno insegnato che “l’ago anche se piccolo pesa” e soprattutto mi hanno insegnato la passione, la dedizione, il non perdersi d’animo, a trovare una soluzione e un sorriso per ogni dramma. Mi hanno dato tantissimo affetto e non passa giorno che non le pensi e spesso le chiamo anche per un consiglio.

 

 

La tua definizione di artigianato.

L’artigianato per me è arte, è dare forma con le proprie mani ad un’idea, è il “saper fare” di una volta. 

 

Da Valentino mi hanno insegnato un mestiere, un’arte che ora non esiste quasi più

 

Se una tua creazione portasse il titolo di un famoso romanzo, quale sarebbe?

Una mia creazione se avesse il nome di un famoso romanzo potrebbe chiamarsi “ Via col vento”, sia per l’idea di leggerezza di un abito lungo di chiffon impalpabile e sia per il carattere della donna a cui sono rivolte le mie creazione, espresso nella famosa frase di Rossella O’ Hara “domani è un altro giorno”.

 

Cosa significa, oggi, produrre Made in Italy?

Oggi produrre Made in Italy è una sfida enorme, purtroppo persino tanti Brand di lusso si sono dovuti vendere, l’ultimo è stato addirittura Versace, e questo la dice molto lunga sulla difficoltà del nostro Paese a mantenere un potenziale economico anche in un settore come questo, in cui ha sempre rivestito un ruolo da protagonista. Inoltre poche sere fa  anche su Report hanno fatto vedere cosa si cela purtroppo dietro il Made in Italy. Anche se devo dire che l’esperienza nell’Alta Moda mi ha insegnato quanto questo sia un lavoro molto serio e dove per emergere ci vogliano persone molto molto competenti, perciò credo nel valore di un abito costoso perché ho visto coi miei occhi cosa c’è dietro e lo vedo tutti i giorni nel mio Atelier. È un mondo di luci e ombre, ma credo di più nelle luci e finalmente tanti Brand stanno diventando più sensibili alla moda sostenibile e certi errori e orrori stanno diminuendo. 

 

Qual è il tuo obiettivo?

Il mio obiettivo è vivere del mio lavoro, tramandare quello che ho imparato affinché non si perda, continuare a crescere perché questo mestiere presenta sempre nuove sfide ed è anche questo un aspetto stimolante ed entusiasmante. Non per ultimo il mio obiettivo è quello di comunicare attraverso le mie creazioni il rispetto per se stessi e verso gli altri, perché vestirsi bene, cioè indossare un abito fatto con cura e amore che sappia valorizzare la nostra personalità con materiali sostenibili, senza lo sfruttamento degli uomini, della natura e degli animali ci fa sentire bene ed è un modo per volersi bene e per voler bene anche al mondo in cui viviamo.

Oggi produrre Made in Italy è una sfida enorme

 

 

Nel tuo atelier. Cosa riserva il futuro?

Nel mio atelier il futuro riserva un ambiente di lavoro sereno dove le persone vengono a lavorare felici. Mi auguro che il team di lavoro possa aumentare sempre più e da Atelier possa diventare “Maison Beaumont” !

 

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Ph. Irina Lis Costanzo

 

 

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