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Il gioiello italiano del XX secolo al Poldi Pezzoli

Il Gioiello italiano del XX secolo è il titolo della mostra che verrà inaugurata oggi al Museo Poldi Pezzoli, in via Manzoni a Milano

Il gioiello protagonista di una mostra, a cura della storica dei monili Melissa Gabardi e del Museo Poldi Pezzoli racconta, attraverso 150 opere riunite, per la prima volta, lo scenario della produzione italiana del Novecento, ripercorrendone l’evoluzione attraverso sezioni cronologiche dedicate al Neostoricismo, al Liberty, all’Art Déco, alla produzione anni Trenta, Quaranta, Cinquanta fino ad arrivare agli anni Sessanta, Settanta, Ottanta e Novanta: il percorso della nascita del “Made in Italy“.

Si tratta di un omaggio al saper fare italiano: le ricerche di archivio, condotte dalla curatrice, hanno messo alla luce le eccellenze tecniche nostrane e la perfetta organizzazione del lavoro delle bottethe orafe, e hanno inoltre reso possibile ricostruire la storia delle case orafe italiane, spesso attive in vere e proprie imprese famigliari, giunte oggi alla terza o quarta generazione.

L’ambizioso progetto espositivo del Museo Poldi Pezzoli intende dimostrare come la storia dell’oreficeria e dei suoi grandi maestri italiani del XX secolo si snodi attraverso un interessante percorso: mentre nella prima metà del Novecento la creatività italiana ha tratto spesso spunto dalla coeva produzione francese, a partire dalla seconda metà del secolo scorso ha scelto poi, grazie alle capacità tecniche e creative assolutamente geniali e innovative di alcuni grandi maestri artigiani, un percorso autonomo, diventando un punto di riferimento della produzione orafa internazionale, decretando così la nascita del “made in Italy”.

Sfilano così sotto i nostri occhi le diverse tipologie di oggetti preziosi – tiare e diademi, collane ombelicali, anelli, bracciali, spille e orecchini -, realizzati dai grandi nomi dell’oreficeria italiana: a partire dallo splendore dei monili di Mario e poi di Gianmaria Buccellati, alle creazioni del milanese Alfredo Ravasco (alcune opere verranno esposte al pubblico per la prima volta), del genovese Filippo Chiappe, dei torinesi Musy, del romano Petochi e del milanese Cusi, al neoarcheologismo di Codognato, alle preziose creazioni in corallo della Famiglia Ascione.

Gli esemplari degli anni Quaranta, condizionati nella scelta dei materiali e nelle forme dalle vicende di guerra, sono rappresentati dalle grandi firme di Cusi, Chantecler e Illario.

Il percorso presenta anche i lavori ispirati da movimenti artistici siglati dal gioielliere romano Mario Masenza in collaborazione con pittori e scultori quali, tra gli altri, Afro e Cannilla, così come mostra esempi della sperimentazione per i “nuovi monili” iniziata dai fratelli Arnaldo e Giò Pomodoro.

Particolare attenzione viene riservata al monile  negli anni Sessanta e Settanta, che vedono la nascita del nuovo stile di Bulgari, capace di sfidare la supremazia dei grandi maestri artigiani francesi e influenzare il gusto internazionale.

L’incontestabile successo del “made in Italy” nella moda porta, negli anni Ottanta e Novanta, a un consumo massiccio di prodotti preziosi: nascono infatti i gioielli da portare dal mattino alla sera. Ne sono esempi alcune creazioni di Pomellato, Giò Caroli e Rivière.

Di grande fascino è la sezione dedicata alla produzione di preziosi realizzati per gli eventi scaligeri e indossati sia dalle artiste che dalle rappresentanti dall’ alta società milanese e italiana che si mostravano in pubblico con magnifiche toilettes e superbe parures: una vera e propria parata del lusso, tipica del secondo dopoguerra.
Conclude il percorso una sezione dedicata alle creazioni dei protagonisti della Scuola di Padova, riconosciuta come importante centro di ricerca di nuove tendenze del gioiello

 

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