Arte

La collezione Mattioli va ad arricchire il percorso permanente del Museo del 900

Con la collezione Mattioli al Museo del 900, Milano diventa “città del Futurismo”.

Sarà ceduta al Museo del 900 la “Collezione Gianni Mattioli”. Le opere, che giungeranno a Milano nella primavera del 2022 dopo una prestigiosa mostra itinerante in Russia, arricchiranno il percorso museologico permanente del museo milanese.

A pochi giorni dall’inaugurazione del nuovo allestimento dedicato agli artisti futuristi nella galleria lunga dell’Arengario, il Comune annuncia l’approdo di un altro nucleo straordinario di opere della prima avanguardia storica italiana, destinate a completare un percorso già ricco.

 

 

La collezione Mattioli va ad arricchire il percorso permanente del Museo del 900
Tra le opere spiccano veri capolavori come “Materia”, forse il più ambizioso quadro dipinto da Boccioni

 

Il fondo d’arte futurista più ampio al mondo

La collezione Mattioli consta di 26 capolavori di Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Carlo Carrà, Gino Severini, Giorgio Morandi. Mario Sironi, Amedeo Modigliani, solo per citare i nomi più influenti, ed ha un valore assicurativo di circa 143 milioni di euro. 

Il Museo del 900 annovera fra le sue collezioni – già ad oggi – ben 35 pezzi futuristi. Con l’aggiunta dei 26 che giungeranno a breve, si supereranno i 60  portando così il Museo ad essere il fondo d’arte futurista più ampio al mondo.

 

La collezione Mattioli va ad arricchire il percorso permanente del Museo del 900
Una delle opere della collezione Mattioli

 

La collezione Mattioli al Museo del 900.

Tra le opere spiccano veri capolavori come “Materia”, forse il più ambizioso quadro dipinto da Boccioni nel 1912, che raccoglie in un manifesto pittorico la sua espressione più innovativa. Sempre di Boccioni, “Dinamismo di un ciclista” (1913), con la rinnovata intensità cromatica.  Del maestro Giacomo Balla; la vivacità della città moderna de “La Galleria di Milano” (1912). Il rivoluzionario collage “Manifestazione interventista”(1914) di Carlo Carrà. E anche “Composizione con elica” e il “Cavallino bianco” del 1919 di Mario Sironi.

Ma potranno essere ammirate anche opere come “La galleria di Milano” di Carrà, entrata a far parte della collezione nel 1951, o il “Paesaggio” del 1914 di Morandi.

 

La collezione Mattioli va ad arricchire il percorso permanente del Museo del 900
“Festa cinese”, di Mario Schifano.

 

Gianni Mattioli (1903-1977)

La sua biografia s’intreccia con quella dei futuristi sullo sfondo del ventennio. Mattioli fu molto legato a Depero, frequentò Marinetti, fu mediatore in un lascito di sculture di Boccioni alla città di Milano da parte di un donatore torinese e, durante la guerra, aiutò Fernanda Wittgens, grande  direttrice di Brera, sia con consigli per la Pinacoteca, sia nel suo impegno civile per la fuga in Svizzera degli ebrei perseguitati.

La collezione cresciuta nel tempo fu notificata dallo Stato nel 1973 come patrimonio indivisibile (“insostituibile testimonianza di momenti capitali della pittura italiana” recita la nota della soprintendenza) e da allora la figlia, la storica dell’arte Laura Mattioli, s’è impegnata per trovare una giusta collocazione per custodire e valorizzare i beni del padre.

 

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